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La Vergine dell'Eucaristia in Kazakhistan

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“Oggi il Mio Messaggio è rivolto alla Russia. Essa è morta nella fede, ma Iddio sta per resuscitarla. In questo tempo i falsi cristi la nutrono di false ideologie, ma un giorno i demoni abbandoneranno questa nazione e diventerà la più devota. Sarà chiamata la santa Russia. Ricorda: l’ultima sarà la prima. Essa avrà la Sapienza di Dio e la sua grandezza sarà tale che porterà vento di santità alle altre nazioni. Forse un tempo non ti parlai che “il soffio” sarebbe venuto dall’Oriente (cfr 25 marzo 1993)?” (11.05.’93)

Il primo stato al mondo che ha consacrato una chiesa alla Vergine dell’Eucaristia è stato il Kazakistan (vedi missione in Kazakistan). Dopo la traduzione della Rivelazione nella lingua, la Chiesa locale ha risposto ai numerosi critici attraverso Mons. Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare di Karaganda. Nel suo libro “Dominus est",  pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana, sviluppa le riflessioni di un Vescovo dell’Asia Centrale sulla Sacra Comunione: forte è l’accento sull’importanza della devozione eucaristica e del suo trasferimento alle future generazioni.
 

La prefazione è curata dall’alto esponente Mons. Ranjith, Arcivecovo Segretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti. Egli afferma: “E’ necessario rinnovare una viva fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia” e critica l’abbandono di pratiche quali l’inginocchiarsi per ricevere la Comunione, e la ricezione in mano, sottolineando come tale gesto la deprezza e costituisce un  grave indebolimento di quell’atteggiamento di rispetto, che è invece necessario nell’atto di accostarsi alle sacre specie. “Questa situazione - spiega l’Arcivescovo - porta non solo a riflettere sulla grave perdita di fede, ma anche... sugli oltraggi e offese al Signore che si degna di venirci incontro volendo renderci simili a Lui, affinché rispecchi in noi la santità di Dio.”. “Nella Chiesa - ricorda Mons. Ranjith - la convinzione profonda che nelle specie Eucaristiche il Signore è veramente e realmente presente e la crescente prassi di conservare la Santa Comunione nei tabernacoli, contribuì alla prassi di inginocchiarsi in atteggiamento di umile adorazione del Signore nell’Eucaristia”. Questa, infatti, deve essere accolta “con stupore, massima riverenza e in atteggiamento di umile adorazione”, e “assumere gesti e atteggiamenti del corpo e dello spirito che facilitano il silenzio, il raccoglimento; l’umile accettazione della nostra povertà davanti all’infinita Grandezza e Santità di Colui, che ci viene incontro nelle specie eucaristiche, diventa coerente e indispensabile”. “In alcune chiese - osserva l’Arcivescovo - tale prassi viene sempre meno e i responsabili non solo impongono ai fedeli di ricevere la Santissima Eucaristia in piedi, ma hanno persino eliminato tutti gli inginocchiatoi costringendo i loro fedeli a stare seduti o in piedi anche durante l’elevazione delle specie Eucaristiche presentate per l’adorazione.”.

Quanto alla prassi di ricevere la Santa Comunione in mano, il presule ricorda che è stata introdotta subito dopo il Concilio, divenendo poi “regolare per tutta la Chiesa”. Ma “introdotta abusivamente e in fretta in alcuni ambienti della Chiesa” Anche se è vero che “se si riceve sulla lingua, si può ricevere anche sulla mano, essendo questo organo del corpo d’uguale dignità”, non si può ignorare ciò che succede a livello mondiale riguardo a questa prassi. “Questo gesto contribuisce ad un graduale e crescente indebolimento dell’atteggiamento di riverenza verso le sacre specie Eucaristiche”, denuncia il presule, aggiungendo che sono subentrati “una allarmante mancanza di raccoglimento e uno spirito di generale disattenzione”. “Si vedono ora dei comunicandi che spesso tornano ai loro posti come se nulla di straordinario fosse accaduto. Maggiormente distratti sono i bambini e gli adolescenti. In molti casi non si nota quel senso di serietà e silenzio interiore che devono segnalare la presenza di Dio nell’anima”.
 

Oltre a questo si verificano gravi abusi, perché c’è “chi porta via le sacre specie per tenerle come souvenir”, “chi le vende”, o peggio ancora “chi le porta via per profanarle in riti satanici”. “Persino nelle grandi concelebrazioni, anche a Roma, varie volte sono state trovate delle specie sacre buttate a terra”, ha avvertito.

Nel suo libro Mons. Schneider, partendo dalla sua esperienza personale collegata alla difficoltà di professare la fede durante gli anni del dominio sovietico in Kazakistan, presenta un excursus storico-teologico che chiarisce che la prassi di ricevere la Santa Comunione in bocca e in ginocchio è sempre stata nella Chiesa.
 

Mons. Ranjith sottolinea infatti: “Credo che sia arrivato il momento di valutare bene la suddetta prassi e di rivederla, e se necessario, abbandonare quella attuale che difatti non fu indicata né nello stesso Sacrosanctum Concilium né dai Padri Conciliari, ma fu accettata dopo una introduzione abusiva in alcuni Paesi. Dio ci illumina attraverso la Sua Santissima Madre”.
 





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