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Per correggere i costumi la profezia non è mai mancata, né verrà mai meno (San Tommaso in Ex positio in Mattheum XI,13).
La Rivelazione, dice la Dei Verbum, consiste in «eventi e parole» intimamente congiunti, ma in modo tale che i fatti siano l’elemento fondamentale, il cui significato viene illuminato dalle parole bibliche. In altri termini la Rivelazione è un intervento di Dio nella storia, segno del Suo amore e della Sua potenza, che dà alle vicende umane il loro orientamento. In questa prospettiva i fatti carismatici costituiscono un richiamo dell’azione di Dio. La fede perfetta non ha bisogno di segni e visioni, perché si basa sulla totale fiducia in Cristo, tuttavia nulla impedisce che Cristo Gesù si riveli per guidare i discepoli e la storia.
«Io sono il Re della Rivelazione» (21.9.1993).
«Io sono il Mistico ed Eucaristico Amore non amato» (27.5.1999).
 

Il Maestro Gesù è Colui che porta ai piccoli del mondo la Rivelazione e la conoscenza di Dio (Luca 10,21; Matteo 11,27). Nel Vangelo di Giovanni il Cristo è il mediatore della Rivelazione Divina, che manifesta il Padre ed è Re (Giovanni 1,18). Egli dice quello che ha udito dal Padre (Giovanni 3,32; 8,24; 15,15).

Il Signore Gesù ha promesso di associare alla propria regalità i Suoi discepoli. In questa manifestazione colpisce l’Inno d’amore di Dio all’uomo, anche il più disperso, perché sia introdotto nel nuovo ordine di cose. Appare chiaro come lo Spirito Santo sia disposto a prendere per mano chi si apre e si converte per far parte del Regno già dalla terra. Gesù dunque è Re e lo riconosce dinanzi a Pilato: «Tu lo dici: Io sono Re». Chiunque sia disposto a prestare ascolto e seguire Gesù sino alla morte, in ogni era, riceverà il Regno. Per analogia la nostra regalità si realizza nell’accoglienza del Volere del Padre, che lo svela nell’azione dello Spirito Santo mediante la Parola di Verità.
Il titolo Re della Rivelazione appare dunque come quel «padrone che al suo ritorno fa sedere a tavola i servi vigilanti, si cinge le vesti e passa a servirli» (Luca 12,37). Egli con il Suo Progetto chiamato «Giardino degli Ulivi della Grande Riparazione», desta attenzione e invita a una vita vissuta nel dono di sé:
«Sposa Mia, accostati col cuore al tuo Mistico Sponsale... Non desideri che il Re della Rivelazione apra i Suoi segreti alla piccola serva?» (16.7.1998).
 

L'Eterna Regalità di Cristo meglio si comprende con la rivelazione del secondo appellativo di Mistico ed Eucaristico Amore non amato:
«Sono il Mistico Sposo … Io, l’Eucaristico Amore non amato, vi amo e da tutti desidero incenso di santità» (25.5.1995).
Con i titoli che Gesù si attribuisce, siamo sospinti verso la sapienza del mistero pasquale: Cristo diventa Re dell’Universo (Re della Rivelazione) perdendo la propria vita e facendosi Cibo di Vita eterna (Mistico ed Eucaristico Amore). Ma l’Amato non è corrisposto:
«Il tempo corre e io, il Mistico Eucaristico Amore non corrisposto, sono impaziente di abbracciarvi» (20.5.1999).
Nella Rivelazione di Se Stesso come Gesù Eucaristico Amore non amato comprendiamo meglio il modo, con cui il Signore ama.
«La mia ignoranza – racconta Debora in una sua testimonianza – mi teneva rinchiusa in un angolo buio, non mi faceva vedere e conoscere l’amore di Gesù specialmente attivo nel mistero Eucaristico. Mi fermavo alla parola “Sacramento” e si verificava un blocco che mi imprigionava nell’idea che ciò era solo materia di religione, di Chiesa e non certamente realtà della presenza di una Persona. Quando mi fu concesso dall’alto di capire, all’età di 18 anni, pensai a tutta la mia fanciullezza vissuta lontana da questa altissima Verità di Vita divina tra noi. Ebbe inizio il grande affetto verso l’Eucaristia! Tuttavia con la Comunione quotidiana i miei sentieri si raddrizzarono verso di Lui, purificando il mio corpo con il Suo, mescolando il Divino Sangue con il mio. Fu Maria Santissima che rese perfetta la fusione dei nostri cuori, mediante la Dottrina della Riparazione, che fa supplire a tutte le mancanze d’amore».
«Vi amo, anime mie: per questo sto inviando l’Inno Eucaristico a tutta la mia Chiesa. Possa tu, generazione, avere pace e gioia nei Miei insegnamenti e ritirarti nelle Mie tenerezze» (28.8.1998).
Si legge tra le righe della Sapienza Rivelata del Dio Vivente (oltre 1000 pagine), l’invito del Signore a unirci a Lui, trasformando la quotidianità in Vita Eucaristica. Attraverso Debora Egli si rivolge a tutti, per essere a Lui legati nei comuni atti ordinari come: mangiare, bere, uscire, amare, soffrire, sposarci, ecc. Ove Gesù ravvisa anime zelanti, le inserisce in un rapporto dal carattere nuziale.
«L’Amore Eucaristico sempre domanda alla Sua piccola anima, in totale libertà, di essere accolto... Io vengo, ma è necessario l’incontro a metà percorso... Proclamate un inno di lode e di riparazione, che sia vissuto nei vostri cuori... Vengo a dimorare nella casa del tuo povero cuore e... dove sarà il tuo tesoro, là sarà pure la tua volontà generosa» (14.10.1998).
Ecco la grande importanza del Messaggio di Manduria: celebrare in pienezza di lode, di rispetto, di silenzio, di riverenza, di Adorazione, di ringraziamento Gesù Cristo, Re dell’universo, che è Dio in mezzo a noi, pur non essendo uno di noi.
Dice Gesù: «AnnunciaMi come Gesù Eucaristico Amore non amato, che riceverà le anime attraverso il Cuore di Lei, che ho stabilito divenisse Sorgente della vostra Salute».(27.5.1999)





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