Da tempo laici e credenti si pongono la domanda: “Come riuscire a capire i mistici di oggi, così come si presentano e affrontano la realtà del mondo continuando a testimoniare Cristo?”.
I vari parametri che servivano a misurare le esperienze dei mistici ora sono cambiati, trasformando il concetto del veggente o ispirato dall’alto. Per questo c’è una posizione di rifiuto nel conservatore, che preferisce restare tra i gangli dell’atrofia di certi schemi, e un senso di fastidio in chi, pur accettando i continui cambiamenti del mondo, non vuole crescere nella scia delle proposte di Dio.
È proprio a questo punto che si innesca l’opera di Dio, offrendo una direzione ben precisa attraverso creature apparentemente insignificanti, che con i loro carismi cercano di dare luce e orientamento sui mutamenti e sui disorientanti ritmi della cultura moderna. Ognuno di loro ha caratteristiche diverse, talvolta curiose o addirittura imbarazzanti , che hanno però il grande dono della comunione con Dio.
Qui è bene sottolineare che se da una parte c’è la gratuità divina (che peraltro può operare solo grazie all’accoglienza dell’uomo), dall’altra c’è l’invito al discernimento che ognuno di noi deve accogliere e non rifiutare a priori. Esso implica il prendere in considerazione il caso e valutarlo nei contenuti, che ci offrono orizzonti più vasti di quelli che riusciamo umanamente a vedere, e nella generosità dell’anima, che manifesta un’evoluzione spirituale fino ad incamminarsi sulla strada della santità, per la fedeltà e per la generosità nel servire lo Spirito Santo, nonostante abbiano terra bruciata all’intorno.
In effetti questi figli della Chiesa offrono chiavi di lettura importantissime per la realizzazione del bene e la conoscenza dei fatti che ci circondano. Essi testimoniano la presenza costante di Cristo in mezzo al Suo popolo, soprattutto nei momenti più oscuri della storia. Non avvenga che essi siano isolati se non posti al bando dalla nostra incapacità di aprirci all’infinita opera creatrice di Dio, cui partecipano queste anime, o che si giunga a disprezzare quello che appare oscuro, ma quali fratelli di S. Francesco lodiamo e ringraziamo nostro Signore per tutto quello che di buono ci propone.
La mistica moderna cerca di farci superare la grettezza dello spiritualismo, che tende a chiudere e a far giudicare erroneamente la vita e i rapporti sociali, il corpo e la materia con le sue cose, il lavoro con il suo sviluppo, il mondo con il suo progresso.
Queste anime, spesso strappate all’ateismo pratico, neppure si accorgono di denunciare i problemi della Chiesa e della famiglia umana, e annunciano che Cristo non solo è più grande del nostro modo di intendere la religione, ma anche che Egli conduce la storia nelle sue fasi di evoluzione, rivelandosi gradualmente, così come accade per l’Eucaristia, piccolo frammento di cosmo cristificato.
Se tutto è fatto in vista ed in funzione di Lui, ogni cosa deve procedere ed essere in Cristo, come ci ricorda S. Paolo in Col. 3,11, al fine di riconoscere la Sua Signoria, come la Santa Vergine ha dichiarato nelle più grandi Apparizioni. Non è un sogno o una favola il progetto di “Eucaristicizzazione” del mondo, e neppure lo è un folle appello, come quello che una singolare anima (come Debora) testimonia da quasi un ventennio, resistendo ad una innegabile arretratezza dei poteri forti del Sud, che vivono lo sviluppo ancora in maniera caotica e particolarmente “locale”.
A questo proposito vorrei proporre una delle novità più vivaci dell’ultima generazione nel campo della mistica, e che certamente segna un cambiamento nel modus testimoniandi evangelico: se è vero che nella realtà spirituale non c’è proprietà privata, il dono di qualcuno appartiene a tutti, ma non si può servirsene come si vuole. I carismi, sia minimi sia superlativi, si possono “scoprire solo con il senso di fede” (Lettera ai presbiteri di Benedetto XVI). Se tali doni beneficanti non sono passivi, non si deve demonizzarli in alcun modo, perché, perché, come afferma Theilard de Chardin: “In ogni persona, anche non credente, non si deve distruggere niente, ma far salire, far crescere. Tutto ciò che cresce va verso Dio!”.
p. L. M.